Assemblea 26/1/2019

Un bel pomeriggio sabato 26 Gennaio scorso presso la saletta-corsi del Bricoccolo!

NB1: è stato dimenticato un kit di posate “da viaggio”. Il proprietario si faccia avanti!

NB2: per visualizzare in maniera nitida e ingrandita le slides è sufficiente clikkarci sopra!

  

Il 2018 è stato un anno positivo: le piogge abbondanti e per fortuna non disastrose, hanno fatto sentire i benefici effetti su quasi tutte le colture, non solo in termini di apporto di acqua ma anche per le temperature gradevoli anche nel pieno dell’estate, senza registrare settimane consecutive aride e con ondate ripetute di intenso calore. Le piogge benefiche hanno, d’altro canto, significato un’attività più impegnativa di diserbo (che, ricordiamo, avviene manualmente sugli ortaggi e non viene effettuato nelle colture estensive). La coltura che ha sofferto maggiormente delle erbe indesiderate è stato il cece: è stato possibile trebbiare solo 10mila mq su 15mila (un terzo dell’estensione è stato trinciato e interrato come sovescio) e la resa è stata limitatissima: 16 q.li di cece di cui 10 di erba e 6 q.li di cece utilizzabile contro i 30 q.li attesi. Perfetta la resa del girasole (80 q.li su 80 attesi) e il 37% in olio che, ricordiamo, è stato fatto lavorare a due diversi frantoi per verificare eventuali differenze.

Sul versante degli ortaggi, abbondantissima la produzione di patate e zucche da un lato, dall’altro prosegue la condivisione del raccolto con diversi abitanti endemici del territorio, principalmente fagiani che amano particolarmente i semi (quindi le colture vengono, nei limiti delle possibilità, coperte con teli lunghissimi di tessuto non tessuto), roditori e nutrie che hanno decimato topinambur, cavoletti di Bruxelles, radicchi e altre colture. Limitati i danni da afidi grazie alle coccinelle hanno da subito svolto un ottimo lavoro. Abbiamo riscontrato problemi duplici nella gestione delle insalate: il fornitore di piantine non è riuscito nella fornitura regolare e abbiamo avuto parecchie situazioni di marciumi. Da inizio 2018 inoltre, stiamo sperimentando nuovi prodotti per la difesa fito-sanitaria che vanno in una direzione più nutraceutica che non preventiva o curativa, andando a fornire gli elementi, distribuiti in dosi quasi omeopatiche, per una crescita più equilibrata della pianta in modo che essa possa far fronte il più possibile, con le proprie risorse e forze, alle avversità.

   

La rotazione colturale corretta sui terreni in estensivo prevederebbe cereali ma abbiamo ancora abbondanza del raccolto precedente ed è impensabile procedere in questa direzione. Abbiamo valutato di proseguire con girasole a Crespellano (1,5 ettari) e c’è un indecisione per Monteveglio (2,8 ettari): tra lanciarsi in una sperimentazione di pisello da proporre seccato e spezzato o “forzare” una coltura di ceci. Nel frattempo, visti i rischi economici che comporterebbero quasi 3 ettari di pisello e l’annata che è iniziata calda e assolutamente siccitosa, abbiamo valutato di seminare il cece.

I campi coltivati in maniera estensiva, a differenza degli ortaggi, sono sottoposti a certificazione biologica in quanto, sul seminativo, abbiamo aderito al regime di certificazione a inizio 2016 proprio per riuscire, laddove siamo costretti a coltivare in maniera massiva (e quindi in parte a conferire), a farci valorizzare come biologico a tutti gli effetti un prodotto che biologico lo è da anni “di fatto” ma non “sulla carta”.

La seconda parte dell’Assemblea riguarda gli aspetti più strettamente monetari. Ci eravamo lasciati lo scorso anno, con il forte dubbio sulla sostenibilità economica del progetto, (a tal proposito si veda QUI il verbale della passata Assemblea) in quanto è stato interrotto il contratto il Ristorante Macrobiotico di Bologna che, da solo, acquistava 21.000,00 Euro/anno di ortaggi (pari a circa 60 cassette/settimana). Nei fatti, le famiglie ci hanno sostenuto e le vendite 2018 sono state al di là di ogni iniziale aspettativa.

     

Sono calate le vendite di ortaggi di 15.300,00 Euro ma, per contro, sono aumentate quelle di tutti gli altri prodotti in maniera importante. Nella slide qui sopra il dettaglio. I ricavi agricoli passano da 106.582,00 Euro del 2017 a 111.230,00 del 2018.

E’ quasi raddoppiato il numero di famiglie che hanno aderito al CSA, grazie anche alla creazione di punti self-service che ci aiutano moltissimo a ridurre le ore di lavoro (argomento di cui parleremo in seguito):  da 84 famiglie nel 2017 a 166 famiglie nel 2018.

   

La CSA è una forma di supporto all’Agricoltura locale in un’ottica di economia solidale che ha come finalità quella di prevenire l’indebitamento con le banche, garantire l’acquisto dei prodotti (l’agricoltore semina/trapianta sapendo che in linea di massima una rete di famiglie si è impegnato al ritiro) e ad arrivare, negli anni, a una remunerazione più equa. Normalmente si verifica un fermo nella produzione nel mese di Marzo e senza entrate è complicato ricevere un salario. Inoltre, quasi tutti i costi di produzione si concentrano nella prima parte dell’anno (semine e trapianti che si susseguono quindicinalmente da febbraio a ottobre, acquisto di fertilizzanti, materiali vari, sostituzione dei teli plastici dei tunnel, fertilizzanti etc..) e la CSA è una vera boccata di ossigeno che permette di ricevere stabilmente una quota mensile garantendo, al contempo, il pagamento regolare delle fatture ai fornitori. Un ciclo virtuoso sotto tutti i punti di vista.

Per quanto riguarda le ore di lavoro, abbiamo riproposto la slide degli scorsi anni con un conteggio approssimativo del tempo dedicato al progetto da parte di ognuno dei 4 soci. L’altra slide mostra come si è sviluppata la remunerazione netta mensile nel corso degli anni (va considerato che Elena ha un lavoro part-time mentre Luca, Bea e Bruno lavorano esclusivamente al Biricoccolo):

  

Due considerazioni importanti, la prima riguarda le remunerazioni:

Ciò che noi presentiamo annualmente è un rendiconto economico entrate – uscite = disavanzo (come Società Semplice non abbiamo l’obbligo di depositare un bilancio). Eventuali investimenti (ingenti nei primi anni, più limitati nei successivi – a parte l’acquisto di un trattore usato e due erpici nel 2018) “pesano” in toto nell’anno di competenza, senza ammortamenti. In generale, le spese di gestione sono ridotte all’osso senza sprechi (es: gli affitti dei terreni non sono in denaro ma in prodotti agricoli, i tunnel sono acquistati usati o auto-prodotti, la manutenzione dei mezzi agricoli è fatta “in casa” e non in officina, il tunnel-vendita è stato interamente auto-costruito con materiale in parte usato/riciclato o avuto in dono etc..). Diminuire ulteriormente i costi è sinceramente molto complicato. D’altra parte, il monte ore dedicato al progetto è ingente e negli anni passati è stato scelto di accantonare denaro (rinunciando a quote di salari, già di per sé bassi se paragonati alle ore dedicate), per non mandare in passivo il rendiconto annuale e per conservare una riserva “di emergenza” in caso di possibili problemi (grandinate, siccità etc..). La cifra di 2000,00 Euro/anno deve, a prescindere, continuare ad essere accantonata in funzione del futuro acquisto di un automezzo quando l’auto, di proprietà di Bruno, ma utilizzata all’ 80% per usi aziendali, sarà da rottamare. Al 31/12/2018 detto accantonamento ammonta a 10.000 euro.

Abbiamo prospettato l’ipotesi per il 2019 di remunerare tutti i soci con 1.100,00 Euro/netti per 12 mensilità attingendo dal restante fondo di riserva risultante dagli esercizi precedenti (pari a circa 8.065,00 Euro) destinando anche una quota a un possibile aiuto nel periodo estivo. NB: In questo caso la passività che si viene ad originare sul budget 2019 nella slide che segue, verrebbe in realtà coperta esaurendo quasi completamente la riserva.

 

Questa valutazione è rischiosa in quanto ci lascerebbe le spalle praticamente scoperte: non è detto arrivare comunque a chiudere l’anno riuscendo a contenersi all’interno di questa cifra, non resterebbe denaro per fronteggiare imprevisti e in futuro il problema si riproporrebbe.

Come fare quindi ad aumentare le entrate senza incrementare ulteriormente le ore di lavoro?

  

Ci sono, a nostro avviso, due strade possibilmente percorribili:

1- La prima consiste nell’aumentare se non raddoppiare le vendite di farina, cereali in chicco e prodotti da forno. Andare al mulino con maggiore frequenza, scaricare ed etichettare i sacchi è un’attività che non aumenta di tantissime ore l’impegno (come, per contro, sarebbe aumentare l’estensione degli ortaggi). Disponiamo altresì di una considerevole quantità di cereale stoccato. Incontri di panificazione, sollecito all’auto-produzione, ricerca di contatti con nuovi fornai, ristoratori potenzialmente interessati è la prima strada da percorrere.

2- La seconda potrebbe essere riallineare il costo delle cassette dopo 4 anni che non viene ritoccato.

La prima valutazione presa in esame è stata quella di aumentare di 1 euro le sole cassette da 4 e 6 kg. In questo modo viene riallineato il costo che diventa realmente “a scalare” (più si acquista verdura e minore progressivamente è il costo per kg di prodotto – come da slide qui sopra) oltre al vantaggio del maggiore ricavo che potrebbe attestarsi sui 2700 euro /anno.

D’altro canto sono sorte valutazioni diverse, ad esempio aumentare di 1 euro solo le cassette da 3 kg. Le ragioni di questa proposta sono molteplici. Preparare le cassette “piccole” è estremamente frustrante. Il peso ridotto fa si che ovviamente la varietà sia risicata (nella norma 4-5 ortaggi). Se si aumenta la varietà, le porzioni risultano piccole e faticosamente “cucinabili” a meno di non essere single. E’ fuori di dubbio che le cassette da 3 kg sono quelle che hanno, da sempre, creato problemi: dubbi da parte nostra nella composizione e lamentele da parte di chi le riceve. In realtà la cassetta piccola era stata pensata per chi vive solo ma, nella realtà dei fatti, viene utilizzata regolarmente da famiglie di 3-4 persone che, alla resa dei conti, spesso si ritrovano o con quantità non congrue di ogni porzione di verdura (ma proprio perché non è una cassetta pensata per famiglie, è impossibile anche solo metterci in tavola verdura per 7 contorni). Forse con poca differenza di costo rispetto a quella da 4 kg/11 Euro le famiglie sarebbero più portate ad acquistare la cassetta di peso superiore, già più varia. In termini di tempo, è indiscutibilmente più laborioso preparare 10 cassette da 3 kg piuttosto che 5 da 6 kg. Potrebbe non essere ovvio ma è così. Per contro, chi vive da solo e ha già tante spese, da una scelta del genere risulterebbe ancora più penalizzato, perché il prezzo al 3 kg passerebbe a 3,33 Eur/kg. In questo caso si genererebbero maggiori entrate per circa 1800 euro/anno.

Segue slide riepilogativa:

 

In conclusione, in Assemblea non si è riusciti a trovare una soluzione. Abbiamo pertanto deciso di lanciare un sondaggio e far decidere a voi tutti. Il sondaggio è stato chiuso Lunedi 8 Aprile e qui pubblichiamo gli ESITI SONDAGGIO POST ASSEMBLEA

Nel frattempo, a seguito del sondaggio, alcuni tra voi hanno suggerito di adeguare il costo di tutte le cassette ad eccezione di quella da 8 kg. Pertanto abbiamo aggiunto nel sondaggio anche questa possibilità. Questo indubbiamente è la soluzione che prospetta un maggiore incasso stimabile sui 4500 euro/anno a fronte di un maggior esborso di circa 42/48 euro all’anno per le sole famiglie che acquistano settimanalmente (ferie escluse) la cassetta. Aggiungiamo, inoltre, visto che alcuni hanno suggerito cassette con prezzi differenziati tra chi ha CSA o no o un sistema premiante, che il gestionale è settato per 4 prezzi di cassette (non è possibile portarli a 8) né aggiungere la possibilità di  fargli conteggiare/segnalare uno “sconto” al raggiungimento di determinati obiettivi di acquisto (bisognava valutarlo in sede di progettazione iniziale). L’unica possibilità, ma che già facciamo normalmente, quando siamo in stagione che abbiamo notevoli esuberi di ortaggi, li omaggiamo nelle cassette CSA  non in quelle cash.

La seconda considerazione importante riguarda la natura stessa della CSA così come l’ abbiamo adattata negli anni alla nostra piccola realtà. Nell’ipotesi di partenza di qualche anno fa, ci saremmo dovuti preoccupare di trovare un gruppo di aderenti (circa 180/200 più o meno) disposti a sostenere il 100% della produzione orticola tramite la CSA appunto, rifornendo così settimanalmente una media di 150 famiglie (considerando il margine dovuto a ferie, trasferte di lavoro, assenze varie, etc..). In questo modo si sarebbe raggiunto 100% del budget ed eliminato il denaro contante chiudendo così il cerchio.

Nella realtà dei fatti, sta succedendo qualcosa di molto diverso. Solo a partire da Settembre 2018 gli acquisti CSA hanno superato i pagamenti in contanti (le forme di pagamento attuali si attestano sul 65% CSA e 35% in cash) mentre le famiglie con CSA sono salite a 166 quindi formalmente avremmo dovuto già essere ad un ottimo punto. I conti in effetti apparentemente non tornano e sono state necessarie alcune precisazioni. La discrepanza si spiega con il fatto che diversi aderenti utilizzano la CSA come “una ricarica” con versamenti di importi molto piccoli e molto frequenti. Ciò non si traduce in un reale supporto al progetto ma anzi, moltiplica in maniera esponenziale le scritture contabili, i conti-utenti scendono in pochissimo tempo “in rosso”, i solleciti di 20/30 situazioni in passivo a settimana diventano la norma. A questo si aggiunge il fatto che tra i 166 aderenti probabilmente solo un 30% acquista con cadenza settimanale. L’altro 70% dei restanti CSA acquista ogni 15 gg o anche molto sporadicamente ad es una volta ogni 2-3 mesi (difficile entrare nel merito di una siffatta scelta).

Il turn-over in generale resta molto elevato. Non prendendo nemmeno in considerazione tutti coloro che dopo uno o due tentativi si rendono conto che questa modalità di acquisto non gli è congeniale, anche tra i clienti che ci hanno seguito fedelmente per anni, è sufficiente un cambio di luogo di lavoro, di abitazione, una variazione nella routine per rendere impossibile il ritiro della cassetta. O persone che semplicemente si stancano di non potere scegliere l’ortaggio o che, per comodità, preferiscono il supermercato o altre rivendite.

In Assemblea erano presenti unicamente famiglie che acquistano regolarmente durante tutto l’arco dell’anno e con una piena adesione e consapevolezza del progetto CSA quindi non è stato possibile ottenere feedback da coloro che, per contro, acquistano sporadicamente per capire come poter andare incontro per superare eventuali difficoltà. Restiamo comunque dell’idea che è giusto che chi è maggiormente in difficoltà ad anticipare delle quote (pensiamo ad es, agli studenti che ritirano a RitmoLento) in quanto l’economia deve essere solidale da entrambe le parti. Chi sceglie di aderire con quote al di sotto dei 200 euro suggeriti (i “tagli” vanno da 200 a 500 Euro) dovrà necessariamente seguire con più attenzione la situazione del proprio conto (dal momento che vengono forniti tutti gli strumenti) per evitare passività o di dovere essere ripetutamente sollecitato e considerare che il bonifico impiega 3 giorni per essere visualizzato quindi dovrebbe partire sempre con congruo anticipo.

Per concludere, abbiamo presentato un progetto in ponte per il 2019: riuscire a metterci a norma ASL per la produzione di trasformati (confetture, conserve, agrodolci etc..) in base al Reg. CE 852/2004 recepito da non molto in Italia, che permette piccole produzioni nelle cucine domestiche autorizzate alla commercializzazione. In questo modo, piccoli lotti di ortofrutta che il laboratorio esterno non accetterebbe proprio perché piccoli, potrebbero essere trasformati da noi. A tal proposito siamo già in contatto con un’Associazione il cui scopo è proprio quello di intermediario tra l’utente e le istituzioni, elaborando l’HACCP e verificando le corrette procedure e l’etichettatura. Il costo non è eccessivo (a budget 1.300,00 Euro ma nella realtà, sembrerebbe che con 500,00/600,00 Euro dovremmo starci) e, a nostro avviso, vale la pena percorrere questa strada.

L’Assemblea di conclude con buffet auto-gestito e un sacco di chiacchiere!

Attendiamo suggerimenti/riscontri/domande da parte di coloro che non sono stati presenti all’ incontro.

I presenti si sentano liberi di integrare il resoconto mandandoci i propri commenti.

I Biricoccoli